giovedì 13 giugno 2013

Il prezzo sociale della crisi

La considerazione europea in questi giorni è verosimilmente ai minimi storici.
La Corte Costituzionale tedesca mette sotto torchio il programma della BCE di acquisto illimitato dei titoli di Stato (OMT), operazione sapientemente architettata con l'unico scopo di rasserenare i mercati nell’estate del 2012.

La decisione sarà presa in autunno, posticipata rispetto alle elezioni tedesche, ma questo non può rassicurarci; la convinzione che tutto questo sia il preludio ad una disgregazione della moneta unica è forte, la situazione socio-economica di molti paesi raffigura un punto di non ritorno per un progetto oltremodo fallimentare per la maggior parte dei partecipanti che pagano smisurate difficoltà a riprendere una marcia perlomeno decorosa rispetto al proprio potenziale.

Questa situazione porta anche altri squilibri, forse più gravi di quelli economici, ossia quelli sociali; e non si parla solo delle troppe morti dovute all’assenza di lavoro o di prospettiva ma anche della sfiducia che prende sempre più piede nelle generazioni, attuali e future. Il senso di disorientamento e d’impotenza di fronte alla meschinità delle istituzioni, inadeguate e poco propense (anzi per nulla) a valutare ipotesi alternative per il bene dei propri cittadini rappresenta il primo scoglio da affrontare e non è certo questione di poco.

Non si vede all'orizzonte nessun rappresentante istituzionale che non sia schierato con il pensiero unico, allineato ai dettami europei e alla ricerca di compensare la mancanza di personalità con qualche sporadica concessione, che si rivela poi essere più dannosa che utile; ma il male non è solo istituzionale, la crisi che ormai serra questo paese da oltre cinque anni è un macigno che non lascia spazio all'ottimismo, al credere che un domani la situazione potrà migliorare, che il sacrificio attuale aprirà le porte ad una nuova primavera.

Non so se i militari in guerra hanno questo tipo di visione, se la cognizione che un giorno il massacro che li circonda, e a volte li coinvolge, finirà e lascerà spazio ad una ricostruzione; questo manca ora, la prospettiva, il bisogno primario della consapevolezza di un domani migliore dell'oggi. Facile scadere nella retorica, ma questo pensiero coinvolge anche chi, a conti fatti, non se la passa male.

Il rischio della sottrazione delle certezze maturate e duramente conquistate aleggia sulla testa di tutti, nessuno escluso; è tragico anche solo pensarlo, ma forse una speranza è che il fondo arrivi ad essere toccato così in fretta che la risalita inizi presto, che il muro di bugie e di convenienze cada lasciando spazio ad una nuova stagione di riequilibrio per ridare la speranza a tutti quelli che l'hanno persa.

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