Con un Pil di circa 30 miliardi di euro la Lettonia presenta alcune analogie con altri paesi della zona euro, soprattutto con Cipro.
I depositi bancari di non residenti ammontano a circa sette miliardi di euro, approssimativamente un quarto del suo Pil; certo, nulla a che vedere con il 150% sul prodotto interno rappresentato dai depositi ciprioti, ma la possibilità che anche la Lettonia sia meta dei magnati principalmente russi è concreta. Il paese fonda la sua economia principalmente sull’industria meccanica e non sui servizi come Cipro, rappresenta un importante centro commerciale dei paesi baltici e di sbocco per alcuni mercati europei come ad esempio il nostro, quello italiano, che nel 2012 ha esportato per 426 milioni di euro.
I dubbi su quest’ingresso nascono essenzialmente dalla netta presa di posizione della popolazione contro l’ingresso nella moneta unica, a Riga un partito contrario all’adesione ha raccolto il 58% dei voti. Le premesse, dunque, non sono delle migliori tenendo conto anche del fatto che la Commissione Europea ha subito pressato il governo lettone affinché si mantenga inflessibile nei confronti della propria politica contenitiva per mantenere l’inflazione sui livelli attuali (1,3% nei primi quattro mesi del 2013) e conservare il proprio rapporto disavanzo pubblico/Pil vicino ai valori attuali (il Governo di Rigalo è stato in grado di portarlo dall’8,1% del 2010 al 1,2%).
La Lettonia in sostanza ha i cosiddetti “parametri” a posto, al momento, riuscendo a riportarsi in linea con i parametri UE, e mantiene un discreto valore in merito ai tassi d’interesse (con una media del 3,8%); inoltre il suo debito pubblico è, insieme con quello italiano, l’unico con un alto indice di sostenibilità nel lungo periodo.
Ma allora perché entrare nell’euro?
Gli indicatori del paese sono in costante crescita, ad esempio il Pil lettone ha avuto questo tipo di tendenza:
con un lieve e fisiologico calo nel 2009-2010 per via della crisi ma poi in risalita e con prospettive di crescita; anche il Pil pro-capite è in ascesa:
e’ cresciuto di poco nel periodo di fragore della crisi mondiale ma è pur sempre cresciuto; allora dobbiamo cercare altrove. La svalutazione del Lat Lettone negli ultimi tre anni ha seguito l'evoluzione della crisi ed ha potuto fluttuare aggiustando gli scompensi, ma nonostante questo si sono poste le basi per l’ennesima dinamica “centro-periferia” tanto cara alla Germania, infatti la bilancia commerciale lettone è in costante deficit:
Allora per chi possono essere i vantaggi dell’ingresso della Lettonia nell’euro?
Per la sua economia o per quella della Germania?
Il tempo ci dirà ed entro il 2014, se l’euro resisterà, avremo tutte le sentenze.
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