lunedì 8 aprile 2013

Il monito inglese


Il primo ministro inglese David Cameron ha rilasciato ad una serie di quotidiani (in Italia al Sole24 ore) un'interessantissima intervista dove, fra le righe traspare un principio di sentimento anti-europeo che il premier, giustamente, minimizza ma che è presente.

Parla ad esempio di una revisione dei trattati (come quello di Lisbona), della necessità di avere gli elementi tipici della moneta comune (teoria delle aree valutarie ottimali) se questa si adotta, dice che nel Regno Unito hanno la stessa moneta e gli strumenti necessari per "raddrizzare" gli squilibri (ma pensa..) e conclude con "l'Europa ha più successo se si reggerà sulla forza della flessibilità invece che sulla debolezza dell'inflessibilità".

E' evidente come Cameron stia avvertendo l'europa di fronte ad una situazione che a chi non ha l'euro come moneta appare evidente, ovvero la crisi del sistema-moneta-unica e l'impossibilità in futuro di sostenere una crisi (principalmente di debito privato e bancario) che miete vittime ad ogni semestre, dalla Grecia a Cipro fino alla Slovenia (e alla Francia). Le conclusioni di queste affermazioni dovrebbero essere tenute in considerazione sia dalla BCE che dagli altri primi ministri della zona euro (avviso alla Polonia), questa austerità non porterà che ad un continuo prolungarsi della debolezza dei paesi meno forti, come noi Italia o la Spagna o quelli che nel baratro ci sono già finiti.
Il Regno Unito non versa in condizioni ottimali ma nemmeno lontanamente vicine ad un miglioramento come ci si aspetta per noi:


La domanda è: perché in Italia il dibattito su questo tema non può essere aperto se non in contesti quasi "carbonari"?

Andrea Visconti

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